Ogni volta che ci capita di pensare ad un disabile e ai problemi che può dover fronteggiare, molto di frequente siamo portati ad immaginare qualcuno affetto da una malattia, o una malformazione, congenita: qualcuno per il quale la disabilità è sempre stata una parte della vita, e che quindi è in un certo senso abituato a gestirla e l’ha accettata come un ingrediente della sua consuetudine. Nonostante naturalmente questo non annulli i problemi che ne derivano, rimane tuttavia vero che la persona è cresciuta con la giusta “attrezzatura”, sia psicologica che pratica, per fronteggiare il problema. Ciononostante, questa è una grossolana generalizzazione, e non tiene conto di come esistano persone per cui la disabilità arriva da un momento all’altro, per esempio per un trauma, o con l’avanzare dell’età e lo svilupparsi dei problemi di salute che ad esso sono legati.
In questo caso, le cose si fanno notevolmente diverse, perché alle difficoltà, ad esempio motorie, che derivano subito in senso fisico dall’handicap, si vanno ad addizionare una schiera consistente di problemi di ordine psicologico, legati alla sensazione di privazione di possibilità prima possedute; lo stress e l’eventuale depressione derivanti da questo ordine di problemi possono, molto realisticamente, mostrarsi perfino più gravi e dannosi di quanto non sia l’effettiva disabilità di tipo fisico. Davanti a questo, è importantissimo riuscire a alimentare nella persona colpita un senso del rispetto di sé e del proprio valore, a cominciare dalla conservazione quanto più possibile esatta del suo ambiente, e soprattutto della sua casa, che è carica di importanti significati.
E poiché in questi casi stiamo parlando, come dicevamo, di case che non sono state concepite e progettate per essere abitate da un disabile, non è raro che diventino molto difficili da fruire per una persona che, ad esempio, ha bisogno di muoversi su una sedia a rotelle. Un caso tipico di questo problema sono le scale interne: elemento di arredo molto apprezzato nelle case più grandi ed eleganti, possono diventare una barriera insormontabile per chi sta su una carrozzina. Piuttosto che, come si è fatto per molto tempo, cambiare casa o limitare la zona che si abita al piano inferiore, è decisamente consigliabile sistemare un innovativo servoscale per disabili, permettendo la fruizione dell’intera casa; il comportamento opposto, infatti, avrebbe probabilmente ricadute psicologiche pesantemente gravi per il portatore di handicap.
Pensiamo infatti a quanti, e quanto importanti, sono i simbolismi e le sensazioni legati a doppio filo all’immagine e al pensiero di casa: abbiamo la serenità, la soddisfazione, il senso di controllo. Sentirsi in qualche modo esclusi dalla propria casa, o non più in grado di viverci, potrebbe essere evidentemente causa di una gravissima amarezza. Per contenere al contrario il più possibile, ovviamente considerando la generale entità della situazione, il rischio di un aggravamento delle condizioni psicologiche del disabile, è consigliabile dunque far continuare quanto più possibile invariato l’ambiente familiare e domestico: e questo anche perché, scoprendo come un fattibile espediente tecnico può ridargli l’utilizzo di una cosa importante come la propria dimora, il disabile si sentirà ancora più invogliato a inventare modi per riconquistare anche gli altri aspetti della propria vita, migliorando rispetto e autostima.