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Piccola fisica: tre esperimenti sull’elettricità statica

Posted on Marzo 2, 2013Maggio 23, 2019 by admin

Molti di noi la conoscono essenzialmente come il seccante fenomeno che ci porta a prendere la scossa, inaspettatamente, da una portiera d’automobile o dal pomolo di una porta – o talvolta, perfino da un’altra persona. Ma in realtà l’accumulo di elettricità statica è un interessante fenomeno fisico, che può facilmente essere esplorato, e quindi capito, anche con semplici esperimenti perfettamente riproducibili in casa propria. Per il miglior risultato e per osservare al meglio gli effetti degli esperimenti, conviene utilizzare la parte dell’oggetto in questione che è stata sfregata maggiormente, accumulando così la maggior carica elettrostatica, e condurre gli esperimenti in una giornata molto secca, perché l’umidità eccessiva può interferire.

Esperimento numero 1: Il Cornflake oscillante

Vi serviranno un pettine di plastica, dello spago e dei normalissimi cereali da colazione.
Legate lo spago, che dovrà esser lungo circa una trentina di centimetri, ad un pezzetto di cereale, e lasciatelo appeso in modo che sia isolato, e non abbia oggetti vicini. Lavate inoltre il pettine, così da rimuoverne qualsiasi traccia di grassi, e asciugatelo scrupolosamente.
Ora caricate il pettine: potete pettinare ripetutamente una lunga chioma ben asciutta, oppure sfregarlo vigorosamente contro un maglione di lana. Avvicinatelo quindi con cautela al pezzetto di cereale, che inizierà ad avvicinarsi da solo, lo toccherà, e infine scatterà via. A questo punto noterete che vi sarà impossibile ripetere l’esperimento, perché il cereale salterà via non appena vi avvicinerete con il pettine.

Quel che è accaduto è molto semplice: sfregandolo, avete rimosso degli elettroni dal pettine, che aveva carica negativa e quindi attraeva il cereale, che era elettricamente neutro. Al contatto, i due oggetti hanno ottenuto identica carica, e quindi hanno iniziato a respingersi.

Esperimento numero 2: Piegare l’Acqua

Vi occorreranno un rubinetto, e un pettine di plastica. Sarà sufficiente caricare il pettine esattamente come prima, e avvicinarlo al flusso d’acqua del rubinetto, che avrete regolato perché sia intorno ai 3, 4 mm di diametro. Mano a mano che avvicinerete il pettine, noterete il flusso d’acqua piegarsi vistosamente verso di esso.

Anche qui, il procedimento è identico a prima: l’acqua aveva carica neutra, il pettine negativa, e quindi la prima è stata attratta dal secondo.

Esperimento numero 3: la Lampadina a Pettini

Vi occorrerà ancora il pettine, e una lampadina fluorescente; inoltre, una stanza buia. Procedete a sfregare il pettine e caricarlo come per i precedenti esperimenti, ma non lesinate lo sforzo: vi occorrerà molta carica. Quando siete pronti, mettetelo in contatto, stando al buio, con le varie parti della lampadina; noterete, all’interno, dei piccoli ma chiari bagliori.

In questo caso quanto è avvenuto è leggermente più complesso. Il contatto con la lampadina ha liberato degli elettroni, che sono andati all’interno di quest’ultima – facendo, su scala ovviamente ridotta, lo stesso lavoro che fanno normalmente gli elettroni portati dalla corrente di casa, ossia eccitare il gas contenuto nel bulbo e farlo brillare!

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