Il peso effettivo del voto di maturità in fase di colloquio o durante la ricerca di un lavoro, è una domanda che si pongono molte persone.
La risposta a tale quesito però non è univoca, in quanto parecchio dipende dal percorso lavorativo che si vuole intraprendere, o ancora se il voto di maturità è finalizzato alla partecipazione a un concorso pubblico o all’iscrizione all’università.
Cerchiamo di fare maggiore chiarezza sulla questione, per capire fino a che punto conti il voto di maturità nel mondo del lavoro di oggi.
Voto di maturità e università
La fine del liceo è una tappa importante nel percorso di studi, che culmina con l’esame di stato.
Il voto di maturità è un punteggio espresso in centesimi: il minimo è 60/100 e il massimo è 100/100, al quale può venire aggiunta la lode per i più meritevoli.
Tuttavia, il punteggio finale non dipende soltanto dall’esito dell’esame, in quanto rappresenta la somma dei crediti accumulati durante la scuola e premia perciò chi ha saputo mantenere alto il livello di rendimento.
Ai crediti si sommano poi i risultati delle prove scritte e orali.
Senza entrare approfonditamente nel calcolo dei crediti, in linea di massima ottenere un punteggio di 100/100 o comunque un voto alto, può risultare una buona carta da giocare riguardo i futuri progetti lavorativi.
Dopo il liceo, tanti studenti decidono di continuare gli studi iscrivendosi all’università: in questo caso è bene sapere che, seppur in minima parte, esistono ancora alcune facoltà che precludono l’accesso a chi non abbia un punteggio abbastanza alto.
In generale, la maggior parte dei corsi universitari non applica più questa regola, ma la questione è diametralmente opposta all’estero, dove spesso il voto di maturità diventa un lasciapassare per entrare negli atenei stranieri.
L’importanza del voto di maturità per la carriera pubblica
Chi desidera intraprendere l’iter dei concorsi pubblici, sovente si domanda quanto sia importante il voto di maturità per entrare nella pubblica amministrazione.
A partire dal 2015, la legge italiana ha abolito il voto minimo per accedere ai concorsi, dunque in teoria non si tratterebbe di una misura pregiudicante ai fini dell’accesso a queste prove.
Ancora una volta, però, la situazione varia da concorso a concorso: ne esistono alcuni, legati a mansioni particolarmente professionali, dove sulla valutazione influisce anche il voto della scuola superiore.
Ma non è finita qui: nei casi in cui la domanda per entrare ad un concorso sia alta, la commissione può essere legittimata ad effettuare una prima scrematura in base al voto di maturità dei partecipanti.
Riassumendo: il voto di maturità è ininfluente nella maggior parte dei concorsi pubblici, ma può diventare determinante nella ricerca di figure di alto profilo, nonché per "passare avanti" ad altri candidati che mirano alla stessa posizione. Ognuna di queste condizioni viene chiarita leggendo i bandi riferiti ai concorsi.
Possiamo affermare che sia preferibile possedere un diploma di maturità e un voto alto rispetto a uno basso.
I vantaggi del diploma di maturità
Chi ha precise mire lavorative e non ha mai completato gli studi superiori, può recuperare questo gap iscrivendosi a una realtà affidabile come Isu Centro Studi, per conseguire il diploma di maturità sia in sede che online.
Per quanto riguarda il settore del lavoro privato, difficilmente i recruiter tengono conto del voto di maturità quando devono valutare i curricula.
A meno che non esistano diversi candidati alla pari tra loro: in questo caso, anche le piccole differenze potrebbero risultare determinanti.
Senz’altro, passare la maturità e ottenere un voto discreto, potrà aprire le porte per qualsiasi strada si voglia intraprendere a posteriori, dando un impulso importante alla ricerca del lavoro.
Non dimentichiamo infine i vantaggi del punteggio 100/100 con lode: un simile voto consente di accedere all’iscrizione all’Albo delle Eccellenze del Miur, per ampliare le proprie opportunità professionali anche presso le aziende.
Inoltre, gli studenti che hanno conseguito questa eccellenza, vengono presi in considerazione per ricevere le borse di studio universitarie, oppure detrazioni fiscali.