La progressiva e irrefrenabile automazione delle fabbriche di ogni genere e tipo ha portato nei capannoni di aziende grandi e piccole una vastissima quantità di attrezzature industriali, e fra queste i laser da incisione e da marcatura non sono di sicuro ormai più fra quelle da catalogare come ultime novità; in ambiti che aumentano di anno in anno, e per una quantità di materiali ogni volta più vasta, con lavorazioni di generi anche diversissimi fra loro, le aziende da molti anni scelgono senza necessità di grosse riflessioni di includere nel proprio procedimento produttivo dei macchinari a tecnologia laser. A differenza però di altri ambiti, dove la diffusione ha fermato il progresso, qui si assiste invece al dilatarsi di innovazioni e modifiche, fra cui è piuttosto recente l’introduzione, e rapida diffusione, dei laser a fibra.
Va però riconosciuto che questa proliferazione di nuove ricerche, di migliorie, di modifiche, di uno strumento che è praticamente uno standard riconosciuto, potrebbe sotto un certo punto di vista portare anche ad un sospetto: quello che la ragione reale dietro all’intensità delle ricerche svolte nel settore, e allo sviluppo di nuovi tipi di laser, sia in effetti una qualche grave mancanza dei modelli tradizionali, ossia nei laser classici a lampade e a diodi, un difetto grave nella struttura o un ostacolo all’efficienza, mai risolto e sempre dimenticato nonostante i decenni di applicazione in tanti settori. A questo dubbio è obbligatorio dare una replica immediata e decisa: assolutamente, le cose non stanno così. Al contrario, le tecnologie laser di tipo classico funzionano in maniera egregia, e se se ne vuole una prova, è sufficiente appunto andare a ricercarla nei risultati d’efficienza, decisamente di tutto rispetto, che vengono regolarmente raggiunti, con piena soddisfazione, da tutte le aziende che li integrano nei propri procedimenti di produzione. I laser a fibra presentano però degli indiscutibili vantaggi ulteriori.
Per comprendere perciò quale sia la ragione per la quale si sia giunti alla volontà di studiare nuove tipologie di tecnologia laser e svilupparle per l’uso industriale, come appunto è stato il caso del laser a fibra, dobbiamo andare a studiare quelle particolarità e peculiarità di tali nuove tecnologie.
La tecnologia che è alla base dei laser a fibra, che ne costituisce per così dire il cuore, è mutuata direttamente da un altro ambito operativo moderno, quello dei sistemi di telecomunicazione in fibra ottica: e si tratta, nel caso specifico, del giunto in fibra, che in questi laser viene utilizzato per far diventare i combinatori in fibra, la fibra attiva, e i diodi laser di pompa tutti connessi e solidali. Questo porta a una diversità eccezionale – e fondamentale – rispetto ai laser tradizionali di tipo YAG: in questi ultimi infatti, sia che siano pompati a lampada che a diodo, i componenti ottici sono separati, e vengono saldati ed allineati sulla base in fase di lavorazione. Sfortunatamente, a prescindere da quanto sia accurato e esatto l’allineamento eseguito in fabbrica, l’espansione termica ineluttabile durante il funzionamento genera un rischio significativo di disallineamento dei componenti – il quale ha un impatto significativo, e ovviamente negativo, sull’efficienza dell’intero laser. Rischio che non si corre con i laser in fibra, i cui elementi, come abbiamo visto, sono tutti solidali.
In un ambiente, come quello dei laser, dove già con i modelli tradizionali la manutenzione necessaria a tenere alta l’efficienza è quasi insignificante, una scelta come questa conferisce tale durata e solidità che tali costi, da bassi, si fanno pressochè inesistenti; ma in aggiunta a questo, i laser a fibra presentano anche un’alta compattezza, e particolarmente un’efficienza di conversione elettro-ottica – che dipende direttamente dalla sorgente in fibra – che si va a posizionare attorno al 30%, con consumi ridotti a non più di qualche centinaio di watt. Tutti questi fattori concorrono a comporre quello che è l’ultimo, e importantissimo, vantaggio dei laser con tecnologia in fibra: un funzionamento a pieno regime che dura per più di trentamila ore, il che da solo basta a far ripagare ampiamente l’investimento fatto all’acquisto.